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La pratica fisica ruota attorno a due perni: la coscienza e l’ascolto. Si affina la percezione,
“dal grossolano al sottile”. Si parte da sé, dal corpo,
senza forzare, lasciando andare.
Asana, comunemente tradotta con postura, letteralmente vuol dire essere così.
Asana è quando siamo interiormente stabili, liberi da tensioni (YS II.46)*.
Asana non si può copiare, è necessario partire da sé,
nel rispetto della propria struttura fisica e mentale.
I movimenti sono progressivi, istante dopo istante,
riscopriamo e seguiamo il ritmo del corpo, così diverso dal ritmo del mentale.
Il contatto dei piedi con la terra e la posizione della colonna nello spazio
sono elementi essenziali per percepire il corpo abitato. Per sentire che ci siamo.
*Gli Yoga Sutra di Patanjali, La coscienza dell'Essere, vol. I, di Moiz Palaci e Renata Angelini,
Associazione Italiana di Raja Yoga, Milano